Vi avevo parlato qualche settimana fa di come San Francisco fosse la città simbolo dello Zero Waste, ovvero del tentativo di ridurre a zero i rifiuti conferiti in discarica entro il 2020 grazie al riciclo del 100% dei stessi. Oggi ritorno sull’argomento per far sapere a tutti che l’onda partita dagli USA, non solo sta conquistando il mondo, dalla Nuova Zelanda, alla Svezia, il Giappone, la Norvegia e l’Irlanda ma anche Buenos Aires e Filippine ma pian piano e zitta zitta si sta facendo strada anche in Italia.
Dai 20 Comuni di un anno fa (si partì a Capannori in Toscana quattro anni fa) ai 75 comuni con 2,5 milioni di cittadini di adesso e udite udite i risultati sono persino migliori delle aspettative! La sfida non è solo quella di fare una raccolta differenziata e riciclare il più possibile, ma anche di ridurre la produzione di rifiuti pro capite. E i risultati sono ottimi anche sulla tassa dei rifiuti, il cui importo da pagare scende!
La ricetta in fondo è semplice, una raccolta porta a porta spinta (inclusi potature, oli esausti e pannolini); compostiera collettiva sul modello svedese per l’umido; nessun cassonetto ma la così detta “tariffazione puntuale” grazie a sacchetti Rfid (con microchip filigranato) che riconoscono il conferimento (praticamente si sa chi ha consegnato cosa e quanto, quindi meno conferisci meno paghi e viceversa..); “Vie dell’acqua” con consegna di bottiglie di vetro per bere l’acqua dalle fonti pubbliche (se quella del rubinetto non è idonea); latte e detersivi alla spina (c’è chi offre anche profumi alla spina). I negozi leggeri che godono di incentivi fiscali e attraggono consumatori anche da fuori e tanti altri piccoli accorgimenti che si possono prendere ovunque evitando così che si debbano costruire sempre nuove discariche o termovalorizzatori (nella foto sopra Villa Adriana che malgrado sia patrimonio dell’ Unesco ha rischiato l’apertura di una discarica sul suo stesso colle).
I risultati? A Capannori la produzione di rifiuti è scesa del 25% e la raccolta differenziata è all’ 82%, a Mirabello si arrivati a produrre 136 chili di rifiuti pro capite all’anno contro i 163 di due anni prima e contro la media regionale (siamo in Piemonte) di oltre 300 chili!
Ma ecco i 10 passi verso i rifiuti zero o zero waste:
1. Separazione alla fonte: organizzare la raccolta differenziata. La gestione dei rifiuti non e’ un problema tecnologico, ma organizzativo, dove il valore aggiunto non e’ quindi la tecnologia, ma il coinvolgimento della comunità chiamata a collaborare in un passaggio chiave per attuare la sostenibilità ambientale.
2. Raccolta porta a porta: organizzare una raccolta differenziata “porta a porta”, che appare l’unico sistema efficace di RD in grado di raggiungere in poco tempo e su larga scala quote percentuali superiori al 70%. Quattro contenitori per organico, carta, multi materiale e residuo, il cui ritiro e’ previsto secondo un calendario settimanale prestabilito.
3. Compostaggio: realizzazione di un impianto di compostaggio da prevedere prevalentemente in aree rurali e quindi vicine ai luoghi di utilizzo da parte degli agricoltori.
4. RIciclaggio: realizzazione di piattaforme impiantistiche per il riciclaggio e il recupero dei materiali, finalizzato al reinserimento nella filiera produttiva.
5. Riduzione dei rifiuti: diffusione del compostaggio domestico, sostituzione delle stoviglie e bottiglie in plastica, utilizzo dell’acqua del rubinetto (più sana e controllata di quella in bottiglia), utilizzo dei pannolini lavabili, acquisto alla spina di latte, bevande, detergenti, prodotti alimentari, sostituzione degli shoppers in plastica con sporte riutilizzabili.
6. Riuso e riparazione: realizzazione di centri per la riparazione, il riuso e la decostruzione degli edifici, in cui beni durevoli, mobili, vestiti, infissi, sanitari, elettrodomestici, vengono riparati, riutilizzati e venduti. Questa tipologia di materiali, che costituisce circa il 3% del totale degli scarti, riveste però un grande valore economico, che può arricchire le imprese locali, con un’ottima resa occupazionale dimostrata da molte esperienze in Nord America e in Australia.
7. Tariffazione puntuale: introduzione di sistemi di tariffazione che facciano pagare le utenze sulla base della produzione effettiva di rifiuti non riciclabili da raccogliere. Questo meccanismo premia il comportamento virtuoso dei cittadini e li incoraggia ad acquisti piu’ consapevoli.
8. Recupero dei rifiuti: realizzazione di un impianto di recupero e selezione dei rifiuti, in modo da recuperare altri materiali riciclabili sfuggiti alla RD, impedire che rifiuti tossici possano essere inviati nella discarica pubblica transitoria e stabilizzare la frazione organica residua.
9. Centro di ricerca e riprogettazione: chiusura del ciclo e analisi del residuo a valle di RD, recupero, riutilizzo, riparazione, riciclaggio, finalizzata alla riprogettazione industriale degli oggetti non riciclabili, e alla fornitura di un feedback alle imprese (realizzando la Responsabilità Estesa del Produttore) e alla promozione di buone pratiche di acquisto, produzione e consumo.
10. Azzeramento rifiuti: raggiungimento entro il 2020 dell’ azzeramento dei rifiuti, ricordando che la strategia Rifiuti Zero si situa oltre il riciclaggio. In questo modo Rifiuti Zero, innescato dal “trampolino” del porta a porta, diviene a sua volta “trampolino” per un vasto percorso di sostenibilità, che in modo concreto ci permette di mettere a segno scelte a difesa del pianeta.
Sembra una follia contagiosa, in realtà è solo un mix di buon senso, organizzazione e volontà. Si può fare ovunque e sopratutto ovunque possiamo pagare di meno. Che aspettiamo?
LINKS UTILI:
«Rifiuti zero»: un movimento contagioso attraversa l’Italia
I 10 passi verso rifiuti zero (Comune di Capannori)